lunedì 11 gennaio 2010



A TE AMORE…
(dedicata alla mia amica Giovanna)

Osservo il vento e gli chiedo di portarti le mie dolci parole: “Ti amo”.
I prati verdi ai miei occhi sembrano deserti,
i fiori, gli alberi, ogni cosa non ha più colori.
Da quando non sei più accanto a me, su questa terra tutto mi sembra spento.
Se non fosse per l’amore che hai lasciato dentro di noi..
Quanto ci manca il tuo sorriso, il tuo profumo, la tua presenza.
Anche se sento che sei sempre accanto a noi, vorrei parlarti, vorrei toccarti, vorrei abbracciarti.
Anche se so che sei in un posto migliore ci manchi, abbiamo spezzato i nostri sogni, i nostri desideri, e non vedrai crescere i nostri figli, se non da lassù, come Anima, come spirito.
Anche se… mi manca tutto di te, non smetterò mai di amarti certa che un giorno ci rincontreremo.

Barbara Ziletti per Giovanna

lunedì 4 gennaio 2010

Aprile 2009 località monte luna senorbi´



Poche ore soleggiate con alternarsi di copiosi acquazzoni,in questi tempi,cosi´ è la primavera nella nostra splendida isola,sfumature di profumi e colori,acrobatico volo di rondini e rondoni,che dopo un avventuroso lungo viaggio si rincorrono ancora in una scenografia fantastica nel cielo azzurro sfumato da chiare nuvole che l´umidità rende soffici e cotonose incorniciando i verdi prati,ulivi in gemme, mandorli in fiore che sanno di miele, oltre il vecchio ponte giunchi e canneti divisi ordinati si inclinano verso la corrente allo scorrere copioso di cristalline acque inoltrandosi in un percorso vario e tortuoso ed ecco un calmo specchio d´acqua al riparo di una dolce insenatura come per magica interpretazione scenografica nel naturale palcoscenico si propongono magnifiche gentili leggiadre´´ninfee´´che morbidamente sospese in una danza sinuosa si lasciano cullare dolcemente ordinate precise sino ai bordi delle argentee trasparenti rive al sicuro della corrente che riprende poi indisturbata il suo percorso, lo sguardo catturato tutt´attorno da una moltitudine di spontanee variopinte composizioni floreali, `´bouquet´´minuscoli, chiaro scure orchidee fiori azzurri della borragine piccoli prati di margherite roselline trifogli papaveri e tanti altri ancora che si confondono dopo la pioggia tra i colori dell´arcobaleno che al mattino lambisce i costoni e i prati con freschi cristalli di brina nei ciuffi d´erbe profumate e aromatiche ! il continuo insistente ronzio d´insetti maestose cavallette multicolori farfalle invadono gli arbusti in fiore, la frenetica incessante operosità delle api e dei bombi impollinatori !!!.. le varie specie di formiche in rituale preciso anderivieni alle tane porose rossastre e cuneiformi e la quasi curiosità della verde raganella nel suo splendido habitat, la minuscola biscia dalla variopinta livrea, da poco nata ma sicuramente disturbata si nasconde timidamente nei fogliami color ambra del sottobosco a tratti illuminato da tiepidi raggi di sole! Poco distante nel morbido pendio della collina l´incessante ritmico scampanellio di candidi greggi al pascolo dentro una scacchiera in vivo continuo movimento la natura coglie in un film ogni attimo , fissando fotogramma dopo fotogramma le affascinanti meraviglie del creato, e rinnova da sempre la forte prorompente creativa vitalità ! all´occhio del pittore o a chi attentamente osserva questo policromatico mosaico, lascia libera la fantasia in un incastro meraviglioso gigantesco `´puzzle´´ nell´ immenso spazio librandosi leggeri e liberi di sognare!!!....
PaoloZuddas

giovedì 5 novembre 2009

ALMIRA, di Barbara Ziletti



ALMIRA

Almira era una donna sui trent’anni, alta, magra, capelli lunghi e castani e occhi verdi come smeraldi. Viveva su un’isoletta di cui era unica proprietaria ed amava restarsene da sola. Coltivava l’ orticello, curava gli animali e ogni tanto prendeva la barchetta e andava sulla terraferma per fare acquisti e vendere i propri lavori di ricamo che fino ad allora le avevano permesso di vivere dignitosamente. Viveva in solitudine per scelta, i suoi genitori erano scomparsi alcuni anni addietro lasciandole questo luogo incantato.
In questo splendido paradiso ci era nata e per nulla al mondo lo avrebbe abbandonato. Adorava il mare e la sua pelle nocciola lo dimostrava. La salsedine le aveva ammorbidito il viso e i capelli.
Non si era mai sentita sola fino ad allora, tutta la compagnia che le serviva era quella dei suoi animali.
Non aveva mai preteso nulla di più dalla vita. Nemmeno l’amore. Era sempre stata convinta che la sua vita sarebbe rimasta così per sempre.
Ma il destino aveva in serbo per lei una bella sorpresa…
Quella mattina il mare era in burrasca e quando capitava anche lei dentro si sentiva agitata. Il suo umore seguiva il flusso delle maree, lei e il mare erano una cosa sola. Ma quella mattina stava peggio del solito.
Oltre ad avere una terribile tosse che le durava da parecchi giorni, si sentiva la febbre. Cercò di alzarsi dal letto e con fatica raggiunse la radio che utilizzava solo per le emergenze.
Non aveva medicinali in casa e la sua situazione peggiorava di ora in ora.
Chiamò la guardia costiera spiegando i fatti ma le venne risposto che non potevano muoversi a causa del mare agitato.
Sarebbe arrivato un medico appena possibile. Tornò a sdraiarsi ed iniziò a delirare per la febbre alta.
Non sapeva da quanto tempo fosse in quelle condizioni, forse ore, giorni. Non aveva più mangiato né bevuto, era debolissima.
Si trovò davanti un uomo abbronzato, capelli scuri, non bellissimo e gracile fisicamente, con gli occhiali spessi.
-Sono il medico, mi sente? Da quanto tempo è in queste condizioni?
-Non lo so, non mi sento bene.
E perse i sensi.
Si risvegliò che era notte, l’uomo era ancora accanto a lei.
-Come si sente? Le chiese
-Mi sembra un po’ meglio, ho tanta fame.
-Le ho preparato una zuppa di cipolle, non c’era altro nella dispensa.
La mangiò avidamente ed iniziò subito a stare meglio.
Fecero così la loro conoscenza.
Scoprì che Albus era separato da alcuni anni e non aveva figli.
Si era trasferito in un paesino sulla costa per andare lontano dalla sua ex moglie che gli faceva continuamente dispetti.
Era bellissimo parlare con qualcuno, soprattutto con lui.. era un piacere che finora si era negata.
Albus si era fermato alcuni giorni finchè Almira non si era ripresa completamente.
-Non capisco Almira come fai a rimanere qui da sola e ti privi del piacere di stare in mezzo agli altri.
D’altro canto questo sembrava proprio un angolo di paradiso…
-Io adoro questa isoletta, ci sono nata e amo stare in solitudine. Comunque non sono proprio sola, ho i miei cani, i gatti, la mucca, i polli, le pecore, non avrei comunque tempo per socializzare.
Dentro di lei però sentiva che quello che stava dicendo non era vero, le mancava la compagnia di esseri umani e forse iniziava a provare qualcosa anche verso di lui.
Cercò di scacciare questi pensieri dalla sua mente ed iniziò a lavorare nell’orto.
Il mare era calmo, la tempesta si era placata ed il suo nuovo amico era pronto a partire.
-Perché non vieni con me? Potresti cercarti una casetta sulla costa.
-Innanzitutto io adoro rimanere qui, inoltre non ho soldi, vivo alla giornata e per me va bene così.
Dentro di lei sentiva che avrebbe voluto gridargli di rimanere, ma era troppo orgogliosa per farlo, trattenne le lacrime e lo salutò.
Il tempo scandiva molto lentamente, non era più spensierata come prima, il suo pensiero andava ad Albus… si era innamorata di quell’uomo, della sua semplicità, della sua dolcezza.
Decise di prendere la barca ed andare a scambiare i suoi ricami con delle sementi.
Mano a mano che si avvicinava alla costa il suo cuore iniziava a battere sempre più velocemente.
Era una sensazione che non aveva mai provato. Quando ebbe terminato le sue trattative chiese di Albus, del dottore del paese e seppe che se ne era andato qualche giorno addietro. La sua ex moglie stava male ed era dovuto andare ad assisterla. La sua delusione fu molto forte e pensò di averlo perduto per sempre. Decise di rintanarsi sulla sua isola e mai più l’avrebbe lasciata. Non avrebbe più permesso a nessuno di farla soffrire, soprattutto ad un uomo!
I giorni trascorrevano ancora più lenti e tristi e sprofondava nella più cupa depressione, finchè un giorno avvistò una barchetta all’orizzonte.
Chi poteva essere?
Quando la figura le fu vicina si accorse che si trattava di Albus.
Accanto a lui c’erano due valigie.
Rimase impietrita.
-Ciao Almira, posso venire a vivere con te?
Non seppe cosa rispondere e rimase a bocca aperta.
Balbettando rispose:
-Certo, certo, ma tua moglie?
-Non ne posso più della mia EX moglie. Mi ha rifilato una bugia, l’ennesima, dicendo di essere gravemente malata, ma era tutta una messa in scena, come al solito! Almira io mi sono accorto di non poter vivere senza di te, ti penso in ogni istante del giorno e della notte.
Il profumo della tua pelle, dei tuoi capelli, la tua dolcezza,.. ti prego dimmi che anche tu provi qualcosa nei miei confronti!
Le lacrime le rigavano il viso scarno.
L’amore era arrivato anche nella sua vita, finalmente.
Nonostante conducesse una vita in rigorosa solitudine, Dio aveva fatto in modo di farle incontrare comunque l’amore e ne era felice. Benedisse quella cattiva influenza.
Si baciarono ed iniziarono la loro vita insieme.
Vivevano di quello che producevano e ogni tanto andavano sulla terraferma per fare dei baratti. Erano sereni e felici, soprattutto quando arrivarono i loro sette figli.
Dovettero decidere di trasferirsi sulla costa, avrebbero tenuto l’isola per le loro vacanze.
Quando Albus le mostrò la villa sulla costa Almira rimase stupefatta: lui era ricco e non glielo aveva mai detto. Lì ci sarebbe stato posto per tutti, anche per gli animali.
Nonostante la ricchezza avrebbero continuato a vivere nella semplicità e nella modestia, a loro non interessavano i soldi.
FINE

mercoledì 4 novembre 2009

IL SOGNO



Da questo mondo ad un altro.

Mi esprimo liberamente.

Mi sento libera e pura,

senza alcuna paura.

Che bello sognare!

Barbara Ziletti

mercoledì 21 ottobre 2009

LACRIME di Ilenia Lazzarini




LACRIME


Cadono lacrime come
gocce di pioggia e
si addensano in
nere pozzanghere di
vita vissuta!






se volete divulgare questo scritto siete liberi di farlo, citando l'autore e non alterando nè la forma nè il contenuto.

Ilenia Lazzarini

lunedì 28 settembre 2009

LEOPOLDO IL PASSEROTTO di Ilenia Lazzarini



LEOPOLDO IL PASSEROTTO


In un pesino di campagna c’era un vecchio cascinale, dove i passeri solevano nidificare. Ed è qui che ha luogo la nostra storia ………

Leopoldo era un vivace passerotto, che viveva in un bel nido con mamma, papà ed altri tre fratellini.
Le giornate trascorrevano tranquille e molto serene; mamma passerotta andava in cerca di cibo per i suoi piccini che la spettavano cinguettando allegramente.
Una mattina però, il nido era tutto in fermento; quella sarebbe stata una grande giornata, i passerottini avrebbero imparato a volare. Mamma passerotta mise in fila i suoi piccoli sul cornicione, Leopoldo che era il più piccino rimase per ultimo. Leopoldo osservava i fratellini prendere il volo e volteggiare nel cielo trasportati dal vento; uno, due, tre tutti i passerotti spiccarono il volo e chiamavano Leopoldo a gran voce: “Vieni Leopoldo è bellissimo,, si vedono cose meravigliose da qui!”. Leopoldo invece si sentiva atterrito e paralizzato, non riusciva a muovere un solo muscolo del suo piccolo corpicino; mamma passerotta gli si avvicino e con voce rassicurante gli disse: “Non ti preoccupare caro, se oggi non ti senti pronto spiccherai il tuo primo volo domani.”
Il giorno dopo e per molti altri giorni a venire Leopoldo non riuscì a spiccare il volo; i fratellini che ormai erano diventati esperti nell’arte del volo lo canzonavano e lo deridevano. Leopoldo si sentiva solo, triste e sfiduciato, passava le sue giornate osservando i fratellini volare liberi e sereni nel cielo azzurro e chiedeva alla mamma: “Perché mamma io non riesco a volare?” e la mamma sempre rispondeva: “A ognuno il suo tempo Leopoldo.”, Leopoldo però non capiva le parole della mamma fino a che una sera mentre dormiva fece un sogno.
La mattina seguente Leopoldo si svegliò di buon umore e finalmente riuscì a spiccare il volo; volò tutta la mattinata e quando ritorno a casa per il pranzo la mamma gli si accosto e gli disse: “A ognuno il suo tempo Leopoldo.” e Leopoldo abbracciò la mamma e disse: “Ora mamma ho capito cosa intendevi dire con quella frase!!”

Questo racconto è dedicato a voi bambini, che vorreste bruciare le tappe della vostra vita ed essere già grandi e alle vostre mamme e papà i quali sappiano pazientemente ed amorevolmente aiutarvi a crescere nel rispetto dei vostri tempi.
SE DESIDERATE POTETE DIVULGARE QUESTO SCRITTO SENZA ALTERARLO NELLA FORMA E NEL CONTENUTO

Ilenia Lazzarini

venerdì 25 settembre 2009

MATERNITA' di Ilenia Lazzarini



MATERNITA'


PROFUMO DI BISCOTTI E DI CAFFE'

DI COCCOLE TRA ME E TE.

SIAMO SOLI SINO ALL'ORA DEL THE,

IO FUORI E TU DENTRO DI ME.


Ilenia Lazzarini